Ezio Di Carlo (23—X—43), medico—chirurgo, vive a Balvano dove, quando non cura i suoi pazienti, “cura l’hobby” della pittura e della scrittura; l’hobby?! …circa 600 opere pittoriche e 10 volumi pubblicati!
LIBRI:
1) DIARIO
raccolta di poesie dalla… ‘nascita’ fino al 1984
2) BALVANO: sussulti improvvisi di terra impazzita
Narrativa: il paese natio prima, durante e dopo il terremoto del 23/11/1980.
3) HO SCRITTO PER TE
poesie.
4) SCUSATE DOTTO’…. “manuale di medicina” di tutti i giorni
Narrativa: “la vita da medico” Tanti aneddoti ed episodi quotidiani riguardanti i pazienti e non.
5) AD OGNUNO IL SUO
Narrativa: corrispondenza con il Padreterno ed i suoi ‘Luogotenenti’.
6) LA MIA RELIGIONE
Poesie. Medaglia d’argento al Premio Nazionale di poesia ‘Cesare Pavese’ a Cuneo.
7) LE ALI
Poesie. Quarto classificato al Premio Internazionale di poesia ‘Città di Cava de Tirreni’ Salerno.
8) DOTTO’… così, così…
Narrativa: quanto e chi ‘anima’ la giornata di un medico della Mutua. Secondo classificato al Premio Nazionale di narrativa ‘Civiltà d’Europa’, Crispiano (TA).
9) LASCIAMO UN FIORE (… un cielo terso di innocenza per quel bimbo appena nato)
Poesie… quasi tutte con dedica. Pubblicato il 2008.
10) ED È POESIA
Dedicato a Balvano a 40 anni dal sisma.
11) DOOTTOORË MIJË
Racconti… e un po’ della mia storia
MOSTRE:
Eboli
Milano (Biennale “Dino Buzzati”. 1989)
Balvano
Milano (Biennale “Din0 Buzzati”. 1991)
Potenza (Teatro Stabile. Gennaio 1992)
Balvano
Parigi (Gaimu Inter Art Gallerie, Luglio 1992)
Salerno (Casino Sociale. Febbraio 1993)
Milano (Circolo “R. Scotellaro”, 30 Aprile 1993)
Napoli (collettiva)
Potenza (Ordine medici)
Salerno (Palazzo dellam Provincia)
Roma (Finalista ” Premio Arcaista”)
Palermo (Finalista “Premio Arte 2009”)
“Galleria di artisti lucani” di Salvatore Sebaste
L’INCARNAZIONE DI ALCAMEONE MEDICO ALLIEVO DI PITAGORA
Di Ezio Di Carlo, come poeta-narratore, hanno scritto:
“Il Mattino” (quotidiano) nel Maggio 1981 pubblicando in prima pagina la poesia “23 Novembre 1980” che farà, poi, parte della raccolta “Diario”. Il quotidiano”Westport News”, Connecticut (U.S.A.), nel Luglio 1981., pubblicando la poesia “2 Novembre” (vedi raccolta “Diario”). Per “Balvano. Sussulti improvvisi…: È una zattera della memoria sulla quale naviga chi non vuole e non può dimenticare le ore di panico, i giorni di angoscia, quelle “pietre di morte sulla mia gente”, come recita l’ultimo verso di una poesia dello stesso Di Carlo, comparsa su un giornale di New York circa un anno dopo. (La Gazzetta del Mezzogiorno)
“Da un punto di vista propriamente narrativo e strutturale il lavoro è molto equilibrato.
Mostra una padronanza ed una maturità dell’Io narrante nell’approccio ad un materiale ed ad un contenuto che potevano facilmente prendergli la mano. Il lavoro è di grande tensione civile ed etica contenente aspetti storici e sociologici”.
(Prof. Tommaso Russo — Preside)
“… mi sarei aspettato qualche pagina sui problemi della ricostruzione… è una lacuna che non diminuisce il merito per questa fatica di Ezio Di Carlo… un documento naif, per certi aspetti, ma importante proprio perché autentico.
(Dino Satriano – Vicedirettore “Oggi”)
Per “Scusate dotto…”:
… tutto scorre con la fluidità del dialogo e la linearità del discorso narrativo: i personaggi, divertenti o drammaticamente presenti nei vari capitoli, sono quelli di tutti i giorni; spontanei, veri. Sembrano uscire dal libro e farsi incontro al lettore con la loro semplicità, con la loro filosofia spicciola e pratica; sono quelli che puoi incontrare all’angolo della strada, in un bar, alla partita di calcio… nella sala di attesa di uno studio medico. Il libro è piacevolissimo da leggere ed una pagina tira l’altra; anche i caratteri della scrittura non stancano. Ma è soprattutto la capacità di narrare dell`autore e di suggerire, più che insegnare, varie cose di vita pratica e
medica che ti fa “correre” a vedere cosa “è stato capace di tirare fuori” nel capitolo successivo.
(Dott. Lucio Tufano – Giornalista e critico letterario).
“… ne ho ricavato conoscenze utili e, talora, divertimento per certi contenuti, nonché per il tono spigliato ed elegante che denuncia lo scrittore di vaglia ed il lirico aperto alla realtà ed ai sogni”.
(Prof. Tommaso De Cillis)
Ancora come scrittore…
POTENZA – “Scusate dottò”, i trentatré racconti di Ezio Di Carlo pubblicati a Potenza si sono rivelati una piacevolissima e coinvolgente lettura, tanto che ci sentiamo di consigliarli a chiunque voglia “gustare” una prosa piana e scorrevole e il realismo accattivante di un piccolo mondo ancora a misura di essere umano.
Ezio Di Carlo, urologo nell’ospedale della nostra città e poi medico a Balvano, paesetto dell’entroterra potentino, incontra ogni giorno nel suo ambulatorio pazienti veramente speciali che gli parlano a cuore aperto rivelando, tra l’altro, una saggezza che ha radici profonde nella nostra regione ed un insospettato senso dell’umorismo.
Ci colpisce, in particolare. il fatto che protagonista dei racconti o meglio dei flash proposti dallo scrittore non sia il medico. figura ormai mitica, detentore
di potere assoluto davanti al quale ci ritroviamo tremanti come scolaretti all’ennesimo esame, ma l°umanità varia di Balvano, cocktail esplosivo di pregiudizi. diffidenza e spirito guerriero. Lo scrittore propone un quadro decisamente realistico dei nostri conterranei, una volta tanto descritti senza i toni funerei di un abusato cliché che ci vuole cupi e disperati. Viene spontaneo infine paragonare l’atteggiamento di Ezio Di Carlo verso un’umanità, bisognosa si di medicine, ma soprattutto di amichevole comprensione; ci riporta a Mario Tobino, anche lui medico e scrittore, che tanto è riuscito a fare — soprattutto in campo psichiatrico – per il recupero di creature fragili e
vulnerabili, vittime predestinate dell’asettica società dell’avere.
POTENZA —
I libri di Ezio Di Carlo, l’ormai notissimo medico-scrittore di Balvano, punta di diamante delle edizioni Il Salice, ci riconciliano con il resto del mondo e, come nel caso di “Ad ognuno ii suo”, anche con l’al—di-là.
Questo instancabile “curioso” infatti dopo averci regalato con “Scusate dotto’, un quadro piacevole ed accattivante dei suoi pazienti e del microcosmo che lo ospita, cambia improvvisamente rotta e, sulle possenti ali della fantasia, quasi in concorrenza con Micael Ende, arriva in un modernissimo paradiso, in una vera e propria redazione con i Santi impegnati nella composizione delle più svariate lettere.
Il carteggio trai Santi e la gente comune infatti, costituisce il pretesto escogitato dallo scrittore per proporre, tra il serio e il faceto. coinvolgenti
spaccati della nostra società. Guidato da un ottimismo e da una bonomia che non fanno mai cilecca, Di Carlo immagina Santi bonaccioni che prendono a cuore le
alterne vicende dei loro protetti, pronti a chiudere un occhio sulle debolezze umane. perfino sulle cosiddette debolezze della carne.
Non c’è che la difficoltà della scelta: ognuno può procurarsi il Santo ad hoc ed iniziare una proficua corrispondenza che sarà prontamente smistata da San Francesco di Sales protettore di giornalisti e scrittori, nonché direttore della Gazzetta del Celeste Impero.
Se pensiamo di appartenere alla categoria delle pecore nere, ci converrà indirizzare un espresso a San Candido che troviamo alle prese con un recalcitrante rapitore del profondo Sud.
Se poi i nostri problemi riguardano faccende di cuore è indispensabile contattare San Valentino che, avendone viste di cotte e di crude saprà indicarci la via giusta per gestire le nostre “love story”.
Corrispondenza certamente fitta tra i Verdi e San Leone dell’ufficio protezione degli animali che si avvale della consulenza di San Gelsomino, grande esperto di oasi e di parchi naturali; Di Carlo, da parte sua, anche se non ce lo dice, avrà sicuramente inviato qualche letterina strettamente personale a San Luca, solerte addetto alla protezione dei medici e Dio stesso non esita a servirsi della posta del Celeste Impero per comunicare i suoi desideri.
Ci piacerebbe a questo punto chiedere ad Ezio Di Carlo, tanto esperto di cose ultraterrene, se esiste la possibilità di contattare la redazione della succitata Gazzetta via fax.
Valeria Marchisio
Dicono di lui (come pittore):
“… non gli è sufficiente la ragione umanitaria e scientifica del medico, né quella sociale del politico, che pure gli consentono di conoscere persone e storie, ma c’è bisogno di ripartire continuamente, con altri viaggi, per scoprire nuovi luoghi, questa volta del profondo: luoghi occultati dalla coscienza, dalle convenzioni, dai sensi di colpa, dal mistero. Questa volta i treni e le stazioni sono altri: la Poesia, la Scrittura, la Pittura.
Cosi viaggia lungo le profondità dell’inconscio, nei misteri di uno spazio senza tempo dove sogno, segreto, ricordo, incubo, desiderio sembrano potersi ricomporre provvisoriamente in una visione simbolica delle contraddizioni, delle lacerazioni, delle finitezze sovrastate da una entità misteriosa.
(Arch. Antonio Vicario – Docente Università della Basilicata).
Ezio Di Carlo prima di essere medico, poeta, scrittore, pittore è un personaggio di quelli che hanno il potere di dare vita a quella provincia italiana che ha tirato dal suo grembo sonnecchioso pagine meravigliose nella nostra cultura. Lo conobbi in veste di Sindaco di Balvano a pochi giorni dal sisma. Dopo qualche tempo scoprii in lui la vena poetica, l’io che racconta, annota, ma, prima di tutto indaga sull’uomo. I suoi primi quadri, tra questi un pregevole autoritratto, sono dipinti con pennellate a cuneo, come nelle antiche tavolette mesopotamiche, ma senza parallelismi e geometrie. La pennellata piove, schizza, s`accavalla, si frantuma in mille tralci di linee, toni chiari, celestini, verdi e nuvole di titanio.
Domani cosa farai)!… ma i vulcani non hanno tregua. Quando tutto sembrerà calmo, tra una ricetta e l’altra. nuove lingue di lava da altre bocche sgorgheranno. l Vulcanologi si ostinano a chiamarle bocche effimere, in Ezio Di Carlo le definirei “piacevoli costanti”.
(Prof. Antonio Masini – Pittore).
Ezio Di Carlo, nella sua pittura, pur ispirata in gran parte al dramma sismico e morale della sua terra, ricerca dei valori trascendentali che superano il contingente storico, senza mai cessare di essere culturalmente attuali. A dodici anni di distanza dal sisma riaffiora ancora alla memoria la sua terra, Balvano, divenuta inconsapevolmente teatro di tragedia umana, su cui rivede sempre quelle figure amiche, con la straziante fissità della morte.
Riappropriandosi di questi ultimi valori, il pittore riesce a trovare il punto di aggancio per un discorso, sotteso fra passato e presente, non senza una certa sottile ambiguità, articolato in modi diversissimi solo in apparenza, ma in realtà legati fra loro da un intimo motivo conduttore filosofico—sociale: l’esistenza umana e/o la fenomenologia dell’essere. Ecco allora il convivere contemporaneo di diversi filoni (interni metafisici, figure e paesaggi surreali, ritratti emblematici…) alla cui base troviamo lo stesso studio scrupoloso dei
maestri del passato e la successiva trascrizione in chiave moderna del mito: sintomatici in tal senso i dipinti “Una rosa, un corpo, due calchi”, “La maschera e il volto”, “Isterismo di Massa (Morte di Khomeini)”… che ricordano, seppur vagamente, certi interni metafisici, o le famose “Muse inquietanti” di Giorgio De Chirico. Scopriamo, quindi, una figurazione non aliena da un sapore concettuale ante litteram, entro cui il riferimento alla metafisica di De Chirico, appare dettato da intima necessità, mentre poi la tematica sviluppata (incentrata su un metafisico-surreale, non estraneo neppure a certe forme artistiche di contestazione del passato) è decisamente moderna e volta a sviluppare un discorso sulla pittura-pittura.
(Prof. Fabio Tedeschi – Critico d’arte)
Le memorie di un passato remoto e nobilissimo – la civiltà ellenica della Magna Grecia – e di una tradizione arcaica e popolare ora al tramonto, quella del patriarcato contadino delle antiche genti italiche, riaffiorano nella pittura di Ezio Di Carlo, un artista colto e sensibile del nostro tempo, il quale porta nella sua opera, oltre al retaggio delle sue origini, anche gli echi e i riflessi di esperienze drammatiche, di sofferenze e di lutti, di ferite ancora brucianti. ‘ Di Carlo, infatti, è stato il primo cittadino di Balvano, in provincia di Potenza, uno dei centri più gravemente colpiti dal catastrofico terremoto del 1980, ed è un trauma che la sua pittura rispecchia nelle forme catartiche e sublimate dell’arte, nelle metafore e nei simboli ricorrenti di corpi riversi, di statue e colonne spezzate o frantumate.
Ma non è tutto: questi suoi dipinti, apparentemente semplici, composti nello stile di un pacato realismo figurativo, senza crudezze e deformazioni veristiche o espressionistiche, rivelano, per chi proceda un po’ oltre l°immediato coup d’oeil, un intreccio di motivazioni artistiche e psicologiche che risultano determinanti per la comprensione del significato dei dipinti stessi e per l’orientamento sul giudizio finale che si vorrà azzardare sull’artista e sulla sua opera.
Da certi dipinti particolarmente, dove, per esempio, sono raffigurati cavalli bianchi in un paesaggio idillico privo di presenze umane, o un’erma chiara accanto ad alcuni archetipi geometrici, quali cubi e sfere, s’irradia quella impressione di straniamento e di fascino che è associata a un genere di pittura chiamata, di volta in volta, “metafisica”, “realismo magico”, “surrealismo’°, ma che è essenzialmente una categoria perenne dell’arte, al di là dei limiti storici in cui è nata e fiorita nelle sue manifestazioni più esplicite. E ancora ritroviamo la stessa impressione, le stesse reazioni emotive e concettuali, di fronte ad altre opere di Di Carlo: immagini umane, le cui sembianze immote, tristi o stranamente assorte ispirano il senso di abissi imperscrutabili, di enigmi che superano ogni possibilità di decifrazione.
È questo, dunque, l’approdo ultimo della pittura di Di Carlo: un mondo di miti e di misteri che trascende il tempo e la storia, una dimensione metafisica che vanifica ogni parvenza fenomenica, ogni illusione realistica.
(Franco Pone – Critico d’arte)
(Da “Forum Artis”)